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I RAPPORTI ECONOMICI
I rapporti economici tra Italia ed Ungheria sono sempre stati buoni e negli ultimi anni si registra un costante aumento dell’interscambio commerciale e degli investimenti italiani nel Paese. Sebbene il mercato ungherese non sia particolarmente esteso, grazie alla sua posizione geografica al centro dell’Europa, costituisce un’ottima base logistica e di distribuzione; è inoltre un “gateway” per l’accesso ai paesi CEE ed oltre (Ucraina, Russia, Turchia).
Il Paese non è dotato di risorse primarie, fatta eccezione per il suolo estremamente fertile e la ricchezza di acqua. Situata nel bacino dei Carpazi, l’Ungheria è prevalentemente pianeggiante, con un clima temperato, ma variabile, soggetto a influenze mediterranee, atlantiche o continentali che si presta alla moltiplicazione di sementi. Le terre coltivate e le colture permanenti coprono 5 milioni di ettari, di cui buona parte dispone di irrigazione. Le principali colture includono: grano, granturco, colza (olio), semi di girasole (olio), verdure, frutta, piante medicinali e aromatiche. Anche l’allevamento è molto sviluppato e costituisce una importante voce dell’export alimentare. La Costituzione del 2012 sancisce che il Paese sia libero da OGM.
Dagli inizi degli anni ’90, l’Ungheria ha abbracciato l’economia di mercato e questo ha portato numerose multinazionali, soprattutto del settore automotive, ad aprire stabilimenti produttivi nel Paese. Tale tendenza si è ulteriormente rafforzata dopo l’ingresso del Paese nell’Unione Europea in quanto i Fondi Strutturali hanno inciso notevolmente sullo sviluppo delle infrastrutture di comunicazione (terzo paese in Europa per la densità di strade), alle quali si sono aggiunti i tre corridoi TEN. La facilità di movimentazioni delle merci permette alle società che si localizzano in Ungheria di migliorare la qualità del servizio offerto alla clientela e di creare notevole valore aggiunto.
I settori industriali e dei servizi sono predominanti e tra i settori chiave che contribuiscono in modo significativo alla crescita economica figurano l’automotive, le biotecnologiche, le tecnologiche dell’informazione, l’elettronica, le energie rinnovabili e il settore dei servizi condivisi. Il settore automobilistico è uno degli asset principali dell’economia ungherese e rappresenta circa il 30% della produzione industriale e delle esportazioni. 4 grandi marchi sono presenti con stabilimenti di produzione: Audi, General Motors, Mercedes e Suzuki, ma la filiera conta oltre 600 aziende.
La biotecnologia è un campo relativamente giovane in Ungheria, mentre l’industria farmaceutica è ben sviluppata e vanta una tradizione decennale nei settori della chimica e della biologia. Grandi aziende farmaceutiche internazionali hanno investito nella produzione e nella ricerca e sviluppo. L’Ungheria è anche un importante centro globale di servizi condivisi (SSC), grazie alla disponibilità di personale qualificato, anche se nell’ultimo anno il mercato del lavoro fa registrare un’inversione di tendenza con una elevata carenza di manodopera.
Per i piani di sviluppo futuri, il Governo annette grande importanza allo sviluppo dell’economia digitale (Piano Iriny 4.0) e sono in corso investimenti per la copertura Internet 4G e digitalizzazione della pubblica amministrazione entro il 2018 e, per i trasporti, lo sviluppo della e-mobility.
Il Paese non ha ancora adottato l’Euro e la Banca Centrale ungherese (MNB) coordina e vigila sulla politica monetaria. Sono presenti 36 banche, tra cui due banche italiane: UniCredit Bank e CIB (divisione Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo).
Al fine di migliorare il business climate ed attrarre investimenti qualificati, da gennaio 2017 è stata introdotta la flat corporate tax con un’aliquota del 9%, la più bassa in Europa. E’ stata inoltre ridotta la tassazione sul lavoro e sulle attività di ricerca e sviluppo, mentre un nuovo schema di incentivi è stato messo a punto per gli investimenti nel settore Hi Tech.
Nel Paese esiste una interessante domanda di “Made in Italy”. Il Sistema Italia in Ungheria e’ composto da un tessuto di oltre 2.896 imprese che impiegano piu’di 24.500 persone e producono un fatturato di oltre 4,2 miliardi di euro (dati 2015).
Non mancano alcuni fattori di rischio, soprattutto connessi ad un contesto regolamentare mutevole. La riforma dell’agricoltura presenta elementi di incertezza con particolare riguardo alla proprieta’ ed all’affitto dei terreni.