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Diplomazia economica

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I RAPPORTI ECONOMICI

I rapporti economici tra Italia e Ungheria si confermano solidi e in costante evoluzione. Nel 2024 l’interscambio commerciale tra i due Paesi ha raggiunto i 13,5 miliardi di euro, pari al 4,9% del totale degli scambi con l’estero del Paese. L’Italia si posiziona come 4° mercato di destinazione per l’export ungherese con una quota del 5,2% e 8° fornitore per l’import (4,1%). Pur trattandosi di un mercato di dimensioni contenute, la posizione geografica strategica dell’Ungheria ne fa una piattaforma logistica ideale per la distribuzione e un punto d’accesso privilegiato ai mercati dell’Europa centrale e orientale.

L’Ungheria non dispone di grandi risorse naturali, ad eccezione del suolo particolarmente fertile e della ricchezza idrica. Il territorio, in gran parte pianeggiante e situato nel bacino dei Carpazi, è caratterizzato da un clima temperato ma influenzato da correnti mediterranee, atlantiche e continentali, che favoriscono la diversificazione agricola. La Costituzione del 2012 vieta l’uso di OGM in agricoltura.

Dall’inizio degli anni ’90 l’Ungheria ha intrapreso un processo di transizione verso l’economia di mercato, che ha favorito l’insediamento di numerose multinazionali, in particolare nel settore automotive. Questo trend si è rafforzato dopo l’ingresso del Paese nell’Unione Europea nel 2004. I Fondi Strutturali europei hanno contribuito in maniera sostanziale al miglioramento delle infrastrutture, collocando l’Ungheria tra i Paesi europei con maggiore densità stradale e integrata nei corridoi europei TEN-T, facilitando il trasporto merci e rafforzando l’attrattività logistica del Paese.

L’industria manifatturiera e il settore dei servizi rappresentano i pilastri dell’economia. Tra i comparti di punta spiccano l’automotive, le tecnologie dell’informazione (ICT), l’elettronica, le biotecnologie, le energie rinnovabili e i servizi condivisi (Shared Service Centers – SSC). Il settore automobilistico, che contribuisce per circa il 30% alla produzione industriale e all’export, ospita stabilimenti produttivi di grandi marchi, oltre a un indotto di oltre 600 imprese.

Il comparto farmaceutico vanta una lunga tradizione, ed è sostenuto da una crescente rete di imprese biotecnologiche e centri di ricerca. L’Ungheria si è affermata come polo di servizi condivisi per l’Europa, grazie alla disponibilità di personale qualificato, anche se recentemente si registra una crescente carenza di manodopera, soprattutto nei settori ad alta intensità tecnologica.

Per attrarre investimenti, il Paese ha introdotto dal 2017 una flat tax sui redditi d’impresa del 9%, la più bassa in Europa, accompagnata da una riduzione del cuneo fiscale sul lavoro e agevolazioni fiscali per attività di ricerca e sviluppo e investimenti nel settore tecnologico.

Le esportazioni italiane verso l’Ungheria si concentrano principalmente su macchinari e attrezzature per il trasporto, con un valore di circa 1.590 milioni di euro (33,6% del totale), seguiti da manufatti per un valore di 2.630 milioni di euro (55,5%). Altri settori rilevanti includono alimentari, bevande e tabacco (400 milioni di euro, pari all’8,5%), materie prime (101 milioni di euro, 2,1%) e combustibili ed energia elettrica (14 milioni di euro, 0,3%).

Le importazioni italiane dall’Ungheria comprendono prevalentemente macchinari e attrezzature per il trasporto (3.283 milioni di euro, 47,1%), manufatti (2.081 milioni di euro, 29,9%), alimentari, bevande e tabacco (1.114 milioni di euro, 16,0%), materie prime (468 milioni di euro, 6,7%) e combustibili ed energia elettrica (18 milioni di euro, 0,3%).

Negli ultimi anni, il Governo ungherese ha puntato con decisione sull’innovazione tecnologica, promuovendo programmi come il Piano Iriny 4.0, lanciato nel 2016, volto a incentivare la digitalizzazione dell’industria, della pubblica amministrazione e delle infrastrutture. Altri programmi di rilievo includono la Strategia Nazionale per l’Intelligenza Artificiale, presentata nel 2020 con l’obiettivo di rafforzare la competitività attraverso l’integrazione delle tecnologie digitali nei settori produttivi, e il Programma di Ricerca, Sviluppo e Innovazione (RDI), avviato nel 2021 per sostenere l’ecosistema dell’innovazione con incentivi alle start-up tecnologiche e ai centri di eccellenza. Il Paese ha inoltre potenziato la copertura della rete Internet ad alta velocità e avviato piani di investimento per l’e-mobility e l’adozione di tecnologie green, in linea con gli obiettivi europei di transizione energetica.

Nel 2024, il PIL ungherese è cresciuto dello 0,4%, raggiungendo i 196 miliardi di euro. L’inflazione si è attestata al 4,6%, mentre il tasso di disoccupazione al 4,4%. Il debito pubblico rappresentava il 76,3% del PIL, con un deficit del 5,4%. Nel 2023, ultimo dato disponibile, gli investimenti diretti esteri (IDE) netti italiani in Ungheria ammontavano a 505 milioni di euro, con uno stock totale di 2,98 miliardi. Gli IDE ungheresi in Italia erano pari a 8 milioni di euro, con uno stock complessivo di 2,1 miliardi.

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